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Iraq, l’ambasciatore Greganti: “Tornata la normalità, la popolazione è stanca delle violenze”

Lo racconta ad “Agenzia Nova” l’ambasciatore d’Italia in Iraq, Maurizio Greganti, a pochi giorni dagli scontri tra i sostenitori del leader politico e religioso sciita, Muqtada al Sadr, le forze di sicurezza irachene e le unità paramilitari della Mobilitazione popolare (Pmu) avvenuti tra il 29 e il 30 agosto

La popolazione dell’Iraq è “stanca della violenza, del sangue e di rimpiangere i propri cari” e la percezione diffusa di questo sentimento è stata importante per giungere a una conclusione rapida della crisi che ha coinvolto in questi giorni la capitale Baghdad e altre città e che è costata oltre 30 morti e 700 feriti. Lo racconta ad “Agenzia Nova” l’ambasciatore d’Italia in Iraq, Maurizio Greganti, a pochi giorni dagli scontri tra i sostenitori del leader politico e religioso sciita, Muqtada al Sadr, le forze di sicurezza irachene e le unità paramilitari della Mobilitazione popolare (Pmu) avvenuti tra il 29 e il 30 agosto. Gli scontri sono stati i più gravi avvenuti dal 2003 all’interno della cosiddetta “Zona verde”, il perimetro altamente presidiato che ospita i palazzi delle istituzioni e le ambasciate straniere, e che hanno riportato nel Paese, quinto produttore di petrolio al mondo e secondo del cartello Opec, lo spettro della guerra civile. Il diplomatico conferma che dopo l’ordine dato da Al Sadr ai suoi sostenitori di ritirarsi dalla Zona verde, l’area in cui sono presenti le istituzioni governative e le ambasciate straniere, nel Paese è ritornata la calma, come confermato anche dalla fine del coprifuoco sia nella capitale che in tutto il resto del Paese. “Naturalmente dobbiamo rimanere prudenti”, osserva l’ambasciatore, precisando che resta una “certa tensione nell’aria” che è inevitabile dopo eventi di questa portata.

“Siamo tornati alla normalità, le istituzioni hanno ripreso il lavoro, le attività commerciali hanno riaperto. Senza dubbio questo è un buon segno, ma continuiamo a monitorare la situazione sia a Baghdad che nel resto del Paese”, osserva Greganti, che esclude cautamente, per il momento, il rischio di nuovi disordini. Il diplomatico ci tiene a sottolineare che le violenze di questi giorni non hanno coinvolto il complesso dell’ambasciata d’Italia, che si trova all’interno della Zona verde, ma relativamente distante dai siti epicentro degli scontri, che erano principalmente i palazzi governativi. “L’ambasciata è rimasta sempre pienamente operativa”, afferma il diplomatico, ricordando il lavoro svolto dal contingente dei Carabinieri che assicura la protezione del personale dell’ambasciata. “Siamo stati ovviamente in costante contatto con le nostre imprese nel Paese, con i connazionali presenti in Iraq per assicurarci che fossero al sicuro”, sottolinea Greganti.

“Una conclusione che abbiamo potuto trarre da quanto accaduto è che la popolazione è stanca di violenza, di sangue, di rimpiangere i propri cari. Questa stanchezza è stata palese in questo evento ed è stata importante per giungere a una conclusione rapida. Possiamo sperare che quello dei giorni scorsi abbia rappresentato un picco e che da ora si possa ripartire per trovare una soluzione”, afferma Greganti. In merito il diplomatico cita il discorso alla nazione pronunciato la sera del 30 agosto dal premier Mustafa al Kadhimi il quale ha affermato con forza la necessità di ricondurre sotto il comando delle Forze armate irachene tutti i gruppi paramilitari attivi, considerati un elemento destabilizzante sempre presente nel Paese. “Tutti concordano sul problema rappresentato dalle milizie – sottolinea l’ambasciatore -. Quindi l’auspicio è che si facciano progressi su questo fronte”.

Sul ruolo, anche di mediazione, svolto dalla comunità internazionale, Greganti ci tiene a far notare che quella a cui si è assiste è “una crisi totalmente irachena” che riguarda la componente maggioritaria del Paese, ovvero i musulmani sciiti. “La comunità internazionale non è stata coinvolta, non era l’obiettivo delle manifestazioni, a conferma che la questione è tutta irachena. Non è facile intervenire in questo contesto”, precisa l’ambasciatore. “Da parte nostra, in modo incessante abbiamo mandato degli appelli alla calma, a tornare sulla via del dialogo, a cercare di ricomporre le fratture politiche con mezzi legali e non violenti. Lo ha fatto l’Italia, lo hanno fatto i Paesi europei, gli Stati Uniti, l’Onu e l’Iran”, racconta il diplomatico, ammettendo che, visti i risultati, “questi appelli sono serviti”. Secondo Greganti è chiaro che “questa crisi molto violenta ha segnato una cesura nella situazione di tensione che si prolunga dall’ottobre dello scorso anno” a causa dell’impasse istituzionale sopraggiunto dopo le elezioni legislative. “Il momento della violenza si è concluso e resta lo stallo politico, come ha affermato il 30 agosto lo stesso presidente della Repubblica Barham Salih, ovvero che ora l’esigenza è quella di affrontare questa impasse la cui risoluzione è la chiave per consentire a questa democrazia di consolidarsi per il bene del Paese e della popolazione”, afferma l’ambasciatore.

Per quanto riguarda le ripercussioni dello stallo politico e della crisi sulle attività delle imprese italiane in Iraq, Greganti conferma che, nonostante tutto, “il Paese ha continuato a funzionare” con le istituzioni già presenti prima del voto. “Noi abbiamo continuato a lavorare e così le nostre aziende”, ha affermato l’ambasciatore. Il diplomatico ci tiene a sottolineare l’importante presenza economica italiana nel Paese, soprattutto nel settore energetico. In base ai dati elaborati dalla piattaforma “InfoMercatiEsteri”, nel 2021 le esportazioni italiane hanno raggiunto il valore di 656 milioni di euro segnando un +22,9 per cento rispetto al 2020 (anno della pandemia di Covid-19) e superiore al dato del 2019 pari a 549,16 milioni di euro, mentre l’import ha toccato quota 3,359 miliardi di euro (+51 per cento rispetto al 2020) con una prevalenza dei prodotti minerari. “La dimensione economica è molto importante nella relazione bilaterale. L’auspicio è che si possa giungere alla formazione di un governo nel pieno dei suoi poteri”, sottolinea Greganti.

Il diplomatico racconta inoltre la grande importanza dei rapporti tra Italia e Iraq, non solo sul piano economico, ma anche della difesa, con un rapporto che risale al 2003 e che ha visto la partecipazione italiana alle varie missioni internazionali di lotta contro il terrorismo e di assistenza alle forze armate irachene. Il ruolo dell’Italia nel Paese arabo è culminato con l’assunzione nel maggio scorso del comando della Missione Nato in Iraq (Nmi) guidata dal generale Giovanni Maria Iannucci. “La nostra presenza militare è importante. Il comando della Missione Nato è un fatto significativo del ruolo dell’Italia nel Paese. L’Italia è amata dagli iracheni”, afferma Greganti. “Non nascondo che il buon nome che abbiamo aiuta nei momenti difficili”, osserva il diplomatico. “In tutte le fasi difficilissime che gli iracheni hanno affrontato noi siamo sempre stati presenti, partecipando alle varie coalizioni internazionali che hanno condotto la lotta al terrorismo. Il nostro è sempre stato un appoggio molto attento, sempre nel pieno rispetto delle loro sensibilità, della sovranità nazionale, sempre volto a sostenere le loro capacità come dimostra l’addestramento delle forze irachene portato avanti dalle nostre Forze Armate e in particolare dall’Arma dei Carabinieri. In tutti gli incontri ricevo sempre ringraziamenti e apprezzamento per quello che fa l’Italia. Tutto ciò fa molto piacere. Come ambasciatore in Iraq per me è un fatto tangibile, che tocco con mano ogni giorno e che naturalmente facilita il nostro lavoro e che agevola la presenza dei connazionali, in particolare le aziende”, precisa Greganti.

L’ambasciatore cita anche l’ampio impegno dell’Italia sul piano della cooperazione allo sviluppo che dal 2005 in poi ha registrato investimenti per circa 300 milioni di euro a favore dell’istruzione, della salute, supporto alla popolazione femminile e sostegno alle comunità più vulnerabili nelle aree liberate dallo Stato islamico. “La cooperazione allo sviluppo rappresenta una dimensione molto importante del nostro rapporto con l’Iraq e noi cerchiamo di sostenere la popolazione negli ambiti che sono più necessari”, racconta l’ambasciatore Greganti citando come esempio dell’operato italiano in Iraq il grande intervento svolto tra il 2017 e il 2019 sulla Diga di Mosul, salvata grazie al lavoro congiunto svolto da Italia e Stati Uniti. “Lo ricordo come esempio di quello che l’Italia è stata in grado di fare per questo Paese”, afferma Greganti. Altro aspetto dei rapporti tra Italia e Iraq riguarda la cultura. “Noi abbiamo oggi 18 missioni archeologiche che sono finanziate dal ministero degli Esteri e che sono presenti su tutto il territorio iracheno da nord a sud. L’Italia è il primo Paese come numero di missioni archeologiche in Iraq. Questo è un segno di un forte interesse forte dei nostri studiosi e archeologi verso quella che conosciamo come la culla della civiltà ed è per me un settore importante di azione, perché l’Iraq è sede di siti di grandissimo interesse storico e culturale al pari dell’Italia. Questo è un ambito su cui possiamo parlarci e da parte nostra possiamo sostenerli. Questo passato ricco di storia è anche un elemento importante per il consolidamento dell’identità nazionale dell’Iraq”, conclude l’ambasciatore.